Il museo Stibbert è sensadubbio una delle tappe principali per chi visita Firenze, anche se ad onor del vero, non è così pubblicizzato come merita e come avrebbe voluto il suo fondatore Frederick Stibbert.
Opera Boutique B&B è a soli 15 minuti a piedi dal museo e dal suo meraviglioso parco.
Stibbert nacque a Firenze, ma fu cittadino britannico. Figlio di Thomas Stibbert (1771–1847), un militare inglese colonnello delle Coldstream Guards, e di Giulia Cafaggi (1805–1883), una giovane donna toscana.
La famiglia Stibbert era molto agiata, originaria del Norfolk: il nonno Giles Stibbert (1734–1809) era il generale comandante nella Compagnia delle Indie e governatore del Bengala.
Stibbert frequentò il college di Harrow a Cambridge. Nel 1849, dopo la morte del padre, si trasferì con la madre e con le sue due sorelle, Sophronia ed Erminia, nella villa di Montughi (l’attuale Museo Stibbert).
Come ultimo maschio della famiglia ereditò tutto il patrimonio sia del padre sia degli zii.
Il 5 dicembre 1861 entrò in Massoneria nella Loggia fiorentina “Concordia”, di cui fu membro effettivo fino al 1891.
In questo anno anno diventò onorario, pur continuando regolarmente a pagare i propri contributi alla Loggia fino alla sua morte. Intorno al 1866 fu volontario nell’esercito garibaldino.
Stibbert visse tra la sua amata Firenze dove nacque e l’Inghilterra, dove studiò e lavorò.
Stibbert investì la parte più significativa del proprio tempo e del proprio denaro nel collezionismo e nel progetto di quello che oggi è il Museo Stibbert.
In quest’opera di costante raccolta, agì in maniera abbastanza casuale, dominata dal gusto (periodo 1860-1880).
Quando il progetto del museo prese forma, iniziò a fare acquisti sempre più oculati e a riorganizzare il materiale già in suo possesso (periodo 1880-1906).
Il suo obiettivo principale fu quello di creare un qualcosa di educativo, soprattutto per i giovani, volto a stimolare un interesse per la storia del costume.
L’armeria rappresentò inizialmente il settore dominante dei propri interessi, con una predilezione per le armi giapponesi, nel corso dell’ultima parte della sua vita.
In particolare per ciascuna tipologia di arma Stibbert pensò a dei veri e propri contesti scenografici.
Studiò manichini appropriati sui quali montare armi e armature e allestì e decorò le sale in modo da renderle consone a quanto contenuto.
Più in generale ristrutturò la propria residenza e la riorganizzò nell’ottica del museo (oggi 64 sale, disposte su due piani, per un totale 5.000 m2).
Il risultato fu un vero ibrido in cui le stanze della vita quotidiana si fondevano con quelle delle collezioni.
Ciò significa che non vi era una parte della villa adibita ad abitazione ed un’altra adibita a luogo espositivo.
La casa era il museo e il museo era la casa, il parco la cornice meravigliosa.
Con il tempo estese la sua passione per il collezionismo a dipinti, lavori di oreficeria, porcellane, costumi, tessuti, oggetti d’arredo e libri.
Stibbert acquistò tutti i suoi tesori durante i propri viaggi, grazie ad una fitta rete di collegamenti e informatori del mercato antiquario mondiale.
Spese per la sua collezione, e quindi per il suo museo, cifre importanti, ma in modo sempre oculato e non trascurando i propri affari.
Tanto che riuscì a conservare il proprio patrimonio pressoché intatto fino alla sua morte.
Stibbert non si sposò e non ebbe eredi diretti. Dedicò tutta quanta la sua vita a quello che nel proprio testamento definì “il mio Museo”.
In tale testamento (28 maggio 1905) espresse la volontà che le proprie collezioni (oltre 50.000 pezzi) e la propria villa di Montughi venissero istituite in un museo aperto al pubblico.
Tuttavia inserì la clausola che venisse rispettata l’organizzazione originale, così come da lui stesso pensata.
Come primo legatario fu nominato il governo inglese, con la possibilità però di recedere a vantaggio del secondo, la città di Firenze.
Firenze di fatto ne entrò in possesso nel 1908, istituendo la Fondazione Opera Museo Stibbert.
Frederick Stibbert è sepolto al Cimitero Evangelico agli Allori.